Auschwitz. Ero il numero 220543

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Articolo aggiornato giorno 5 Marzo 2016

Ecco uno dei tanti libri che raccontano l’inferno dei lager, ma da un punto di vista diverso.

Denis Avey, infatti, non era un normale cittadino ma un soldato dell’esercito inglese.

Arruolatosi nel 1939 combatte in Egitto contro gli italiani di Mussolini, ed è strano leggere di qualcuno che odia i nostri connazionali, anche questo rende il libro diverso.  Avey ci racconta della sua vita nel deserto, delle difficoltà affrontate senza cibo, senza acqua per lavarsi e quindi delle malattie derivanti. Durante una battaglia viene colpito da una bomba tedesca mentre si trova nel suo carro armato e viene fatto prigioniero. Curato in ospedale viene spedito  in Italia con una nave, ma questa viene attaccata e lui riesce a salvarsi miracolosamente, approdando  in Grecia come naufrago.

Qui dopo un breve girovagare viene catturato dai soldati italiani e trasferito ancora in Italia con un’altra nave. Questa volta arriva in Puglia, tradotto in un campo di prigionia, dove inizia ad assaporare la fame e le privazioni. Ma dopo circa un anno inizia la sua vera avventura nei campi di concentramento di cui tanto abbiamo sentito parlare, nei quali arriva in treno, e dopo vari  trasferimenti la meta finale è il famigerato lager di Auschwitz, dove diventa il prigioniero numero 220543.

Dimentichiamoci la vita durissima che siamo abituati a leggere negli altri libri, nella sua sfortuna è stato fortunato in quanto il trattamento riservato ai prigionieri militari come lui è certamente diverso da quello usuale  che ben conosciamo; infatti il suo campo è tenuto diviso dai russi e dagli ebrei.

Verso la metà del libro avviene lo scambio volontario (per un solo giorno) con un ebreo olandese, Hans,  perchè Avey vuole rendersi conto di persona delle vere condizioni degli altri prigionieri. La parte che racconta della vita quotidiana nel lager dura poco, infatti il resto del libro parla dell’arrivo dei russi e della marcia dei prigionieri scampati all’uccisione da parte dei tedeschi in fuga, quindi del suo incontro e successiva liberazione da parte degli americani.

Chi si aspetta un libro che ci  mostra la brutalità e le condizioni disumane dei prigionieri nei campi di concentramento rimarrà deluso, ma tutto sommato resta un buon libro da leggere su questa brutta parte della storia.
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Nunzia Senatore
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