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Lara Zavatteri

Curiosando su Dante Alighieri…

12 Aprile 2022 di Lara Zavatteri Lascia un commento

Nel 2021 si sono festeggiati i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, nato a Firenze nel 1265 e spentosi in esilio, a Ravenna, nel 1321.

In realtà si chiamava Durante. Anche se siamo abituati a chiamarlo Dante, in realtà il poeta si chiamava Durante Alighieri. Come accade spesso in Toscana e non solo, in seguito il nome venne abbreviato per pronunciarlo più facilmente, così Durante divenne Dante.

La Divina Commedia, il testo per cui è più conosciuto, non è solo un libro ma anche un sapere di Dante relativo a fatti, persone e luoghi dell’Italia. In tutta la Divina Commedia ci sono luoghi italiani che Dante cita, ad esempio parla del Benaco, che altro non era se non l’antico nome del Lago di Garda o la “ruina” cioè la frana a Marco di Rovereto (Trentino) che cita nell’Inferno. Inoltre, nella Divina Commedia Dante inserì anche personaggi a lui amici o nemici e anche contemporanei, in questo caso creando non pochi dissapori quando ne scriveva male o li collocava all’Inferno. Uno dei personaggi in vita di cui scrisse fu Cangrande Della Scala, signore di Verona dove Dante trovò rifugio dopo essere stato mandato in esilio. Poteva scriverne male? Certo che no. Infatti gli dedica il Paradiso ed è nominato ancora nel Paradiso.

Beatrice e Gemma, le donne di Dante

Beatrice Portinari fu il grande amore di Dante. La vide pochissimo e la ragazza andò giovanissima in sposa ad un altro. Morì giovane e da quel momento Dante ne fece, anche per superare il dolore per quella perdita, la sua musa ispiratrice. Probabilmente la idealizzò un po’ troppo, c’è infatti da ricordare che praticamente la conosceva solo di vista, eppure non solo ne rimase sempre innamorato ma ne fece la su guida nel Paradiso.

La povera Gemma Donati, invece, fu una donna che sposò perché costretto. Fu infatti un matrimonio combinato tra le due famiglie fiorentine, gli Alighieri e i Donati e Dante sposò la ragazza quando aveva vent’anni. Sembra che il matrimonio con Gemma non sia stato felice. Bastano due fatti a farcelo pensare. Il primo: a differenza dell’amata Beatrice, di cui scrisse sempre moltissimo, Dante non scrisse mai neppure un rigo, niente di niente, sulla moglie. Insomma per una donna che di fatto non conosceva, morta in età precoce, che di fatto era un amore impossibile Dante scrisse di tutto, per la moglie, una donna che cercò di restare sempre al suo fianco, una donna che aveva sposato, non pensò mai di scrivere qualcosa, anche solo una minuscola poesia.

Il secondo fatto: quando Dante per via della politica-siamo nelle guerre tra guelfi e ghibellini-fu costretto all’esilio, Gemma rimase a Firenze. Di fatto non lo seguì in giro per l’Italia, mentre cercava rifugio nella varie corti. Per di più Dante era dei guelfi bianchi, Gemma dei guelfi neri, per cui erano separati anche dal punto di vista politico. La coppia ebbe tre (forse 4) figli di cui uno, Pietro, fu giudice proprio in quella Verona dove il padre aveva trovato inizialmente rifugio.

Il figlio Pietro a Verona

Il figlio di Dante, Pietro, nato nel 1300, visse per la maggior parte della sua vita a Verona, nel Palazzo Bevilacqua. Studiò a Bologna e divenne magistrato, in seguito fu anche critico letterario. Compose egli stesso dei testi, partendo sempre dal lavoro del padre. Tra i figli che ebbe uno fu chiamato Dante come il nonno. Pietro morì a Treviso nel 1364.

Qual era il vero volto di Dante?

Siamo abituati a immaginare Dante Alighieri con il volto affilato, il naso aquilino molto pronunciato, avvolto in una veste rossa (di solito). Lo scorso novembre si è svolta ad Orvieto la mostra dal titolo “Il vero volto di Dante Alighieri-l’Avventura di un quadro”.

L’esposizione ruotava su un quadro di autore sconosciuto che ritrae Dante secondo la caratteristiche che gli aveva conferito Giovanni Boccaccio, che tra l’altro lo descriveva con la barba. Un fatto insolito che infatti si vede nel dipinto con un Dante che pare abbastanza differente da come siamo abituati a raffigurarcelo. Prima di tutto per la barba, poi per gli occhi più evidenti rispetto ai ritratti e il naso sì aquilino ma meno pronunciato del solito. Il quadro è rimasto per oltre 60 anni nell’ufficio del primo cittadino di Orvieto ed è stato esposto per la mostra in occasione anche dei 700 anni dalla morte del poeta.

I tratti somatici descritti da Boccaccio si trovano anche altrove, ad esempio nel ritratto grafico eseguito per il frontespizio dell’edizione veneziana della Commedia da Francesco Sansovino alla metà del Cinquecento. Insomma pare che Dante fosse un sommo poeta “barbuto”.

La tomba di Dante a Ravenna

Ravenna fu l’ultimo rifugio di Dante e la sua tomba si trova in questa città nella cosiddetta “Zona del Silenzio”. Durante la seconda guerra mondiale fu necessario spostare i suoi resti, seppellendoli poco lontano ma in maniera meno appariscente rispetto al monumento, per evitare che i bombardamenti potessero colpire l’ultima dimora del sommo poeta, che in seguito tornò all’interno del monumento che ospita i suoi resti. Anche nei secoli precedenti i resti mortali di Dante erano stati nascosti, prima per non renderli ai fiorentini, che volevano il corpo del “loro” poeta, poi per l’editto di Napoleone che voleva sopprimere gli ordini monastici, così i frati nascosero Dante che riapparve sempre quando le acque si erano calmate.

Dante a fumetti

Anche i fumetti si sono occupati di Dante. PaperDante è un libro della Disney per far comprendere e far conoscere Dante qui è visto sotto le sembianze di un papero.

Dante Libri consigliati:

  • La moglie di Dante
  • L’ultima magia. Dante 1321
  • Dante
  • Dante era un figo

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L’impressionismo e le ballerine di Degas

1 Aprile 2022 di Lara Zavatteri Lascia un commento

Chi l’avrebbe mai detto che da un termine “dispregiativo” sarebbe nata una delle correnti pittoriche più importanti dell’Ottocento? Fu infatti a causa di un critico d’arte gli Impressionisti furono dileggiati e disprezzati a lungo dalla critica che definì poco più di un’impressione il dipinto “Impressione. Levar del sole” di Claude Monet che nacque il nome che poi identificò questa corrente nata a Parigi negli anni Settanta dell’800 che durò fino all’inizio del Novecento. Ne fecero parte molti artisti, tra cui Manet, Monet, Degas, Renoir, per citarne alcuni.

Dipingevano “en plein air” cioè “all’aria aperta”. Fu questa una vera rivoluzione per gli Impressionisti che, anziché rinchiudersi in uno studio a dipingere, preferivano dipingere all’esterno, appunto “all’aria aperta” così da cogliere tutte le sfumature di colori e luce che il paesaggio, sempre mutevole, sapeva offrire e fissarli sulla tela.

Alcuni soggetti identificano gli Impressionisti. Per dirne una, le celebri ninfee di Monet oppure le ballerine di Degas. Anche se questi pittori non hanno dipinto solo questi temi, vengono immediatamente ricollegati a questi quando si parla di Impressionismo.

Edgar Degas un Impressionista fuori dagli schemi. Degas è sì un Impressionista, ma un po’ fuori dagli schemi. Dipingendo soprattutto ballerine, non dipinge “en plein air” ed inoltre utilizza anche il bianco ed il nero, colori che invece gli Impressionisti cercavano di non usare.

Le ballerine di Degas

Le ballerine di Degas erano per la maggior parte le danzatrici dell’Opèra di Parigi. Il Balletto dell’Opèra di Parigi ha una lunga storia alle spalle, iniziò addirittura nel Seicento con il Re Sole (allora con un altro nome) ed è giunta fino a noi. Degas dipinse il movimento grazie alle prove cui assisteva delle ballerine che si preparavano ad andare in scena. Tra i tanti dipinti (oltre a schizzi) uno viene chiamato “Quattro ballerine in blu” perché raffigura le ballerine con i costumi di scena di colore blu.

Inoltre, particolarmente famosa è la statuetta di cera (poi riprodotta in bronzo in varie sedi in giro per il mondo) che Edgar Degas fece ad una giovane ballerina, Marie Geneviève Van Goethem, il soggetto della scultura “Piccola ballerina di quattordici anni” oggi alla National Gallery of Art a Washington. Marie era una ragazzina che frequentava l’Opèra, che sognava di diventare una ballerina ma che era costretta a prostituirsi visti i pochi guadagni della famiglia. Diventerà la modella preferita di Degas nel 1880, inoltre Marie viene dipinta dal pittore anche nel quadro “La lezione di danza” dipinto tra il 1873 e il 1875, in particolare è la ballerina seduta sul pianoforte con un nastro giallo in vita.

Le ninfee di Claude Monet

Se per Degas i soggetti preferiti erano le ballerine, per Monet furono le ninfee. Le dipinse in mille modi, sempre con sfumature differenti-basta osservarle per notare i molti colori che appaiono su questi fiori-prendendo spunto anche dal giardino giapponese che aveva creato per sé a Giverny.

Cos’hanno in comune Degas e Monet

Oltre ad essere Impressionisti, sebbene in maniera molto diversa, entrambi a poco a poco persero la vista. Degas tentò di continuare a lavorare diventano uno scultore, in modo da utilizzare il tatto e non la vista, Monet si fece aiutare per dipingere le sue ninfee dalla figliastra e nuora Blanche. Entrambi viaggiarono in Italia, in Liguria Monet, a Roma, Napoli e Firenze (oltre ad altre città) Degas. Sono ancora oggi tra gli artisti più apprezzati in tutto il mondo.

Van Gogh fu un Impressionista?

Non nel vero senso del termine, anzi da principio Vincent non li apprezzava. Solo in seguito si avvicinò a questa corrente, anche se con alcune differenze (ad esempio le pennellate sui suoi quadri sono differenti) e non inseguì la mobilità della luce come gli Impressionisti. Si può definire più un Post-Impressionista.

Anche se, come loro, la maggior parte dei suoi dipinti li dipinse all’aperto, come i campi di grano ed i celebri girasoli. Come gli Impressionisti, per tutta la sua vita Van Gogh non vide riconosciuta la genialità della sua arte, fu un incompreso, molto spesso solo nonostante la fitta corrispondenza con il fratello Theo Van Gogh. Solo in seguito alla sua morte i suoi dipinti cominciarono ad essere davvero “visti” ed apprezzati.

Una citazione dalla tv

Nella serie tv trasmessa in Italia con il titolo “Una mamma per amica” Lorelai, una delle protagoniste, per un evento di paese deve vestire i panni de “La ragazza di Renoir”. Per interpretare il quadro bisogna stare immobili e lei, come al solito, non ci riesce.

Libri per approfondire:

Madame Degas

Monet

I colori delle stelle. L’avventura di Van Gogh e Gauguin

E siccome esistevano anche pittrici legate all’Impressionismo, anche se si è sempre parlato poco di loro, per conoscerne la vita e le opere ecco un suggerimento letterario. Si tratta di pittrici legate a questa corrente artistica di cui, come detto, poco si sa e poco si è sempre scritto, motivo in più per leggere il libro:

Impressioniste

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La storia dell’Inghilterra nei libri

21 Marzo 2022 di Lara Zavatteri 1 commento

Gli York, i Lancaster, i Tudor, fino ad arrivare ai giorni nostri con i Windsor. La monarchia inglese da secoli e fino a noi continua ad interessare il grande pubblico, come nessun’altra casa regnante sa fare. Ecco perché proliferano i libri dedicati a questa monarchia, dei secoli passati e, come detto, di quella attuale.

Philippa Gregory ed Alison Weir sono due autrici che hanno scritto molto sulle dinastie York, Lancaster e Tudor, sulla “Guerra delle Due Rose” che allora veniva chiamata la “Guerra dei cugini”, tra il Quindicesimo ed il Sedicesimo secolo. L’interesse per questo periodo è nato insieme ad uno sceneggiato tratto proprio dai romanzi della Gregory dal titolo “The White Queen” ovvero “La regina della Rosa Bianca” in cui si raccontava l’Inghilterra del 1400, con le guerre tra York (la rosa bianca) e Lancaster (la rosa rossa). Questa guerra portò sul trono alternativamente componenti dell’una e dell’altra fazione, fino ad arrivare al matrimonio tra Elisabetta di York ed Enrico VII Tudor, della casata Lancaster, che unificò le due fazioni.

Da questi due personaggi nacque Enrico VIII, “famoso” per il trattamento che destinava alle sue mogli (Anna Bolena e Caterina Howard decapitate, Caterina d’Aragona ripudiata, Anna di Kleve rifiutata, Jane Seymour “usata” solo per avere un figlio maschio, che morirà di parto, Caterina Parr che gli sopravvisse ma su cui stava già raccogliendo prove di tradimento). Dicevamo che l’interesse per la monarchia inglese è più che mai attuale, vediamo alcune analogie e curiosità.

Cos’hanno in comune Elisabetta I e Elisabetta II?

Elisabetta I era la figlia di Enrico VIII e di Anna Bolena. Elisabetta II è l’attuale sovrana d’Inghilterra. Entrambe ebbero un padre che diventò re per caso. Enrico VIII infatti era duca di York, il figlio maschio secondogenito mentre l’erede al trono era il principe Arturo, suo fratello maggiore, primo marito di Caterina D’Aragona. Purtroppo morì giovanissimo, per cui il trono passò a Enrico, che sposò anche la moglie del fratello, per poi, circa vent’anni dopo, ripudiarla. Il padre dell’attuale regina Elisabetta era Albert, poi Giorgio VI, figlio secondogenito del re Giorgio V. Anche lui divenne re per caso, quando il fratello ed erede Edoardo abdicò al trono per poter sposare l’americana e divorziata Wallis Simpson. Per questo in seguito Elisabetta I e Elisabetta II divennero regine, Elisabetta I dopo il fratello Edoardo e la sorella Maria, Elisabetta II perché non vi erano figli maschi.

Divennero regine giovanissime

Elisabetta I aveva 25 anni quando ascese al trono, l’attuale regina 26. Entrambe avevano solo una sorella, per Elisabetta I Maria, figlia di Caterina d’Aragona, Elisabetta II la sorella Margaret. Furono al centro di guerre. Per Elisabetta I una delle più famose è quella contro la Spagna, dove l’Inghilterra vinse contro “l’Invicincibile Armada” che poi tanto invincibile non era, Elisabetta II visse da ragazzina la seconda guerra mondiale. Entrambe hanno reso grande l’Inghilterra, sotto Elisabetta I si parlava di “età elisabettiana” come una sorta di nuova età dell’oro in cui l’Inghilterra prosperò, Elisabetta II dopo la morte del padre ha preso in mano le redini del Paese rendendolo stabile fino ad ora.

Riccardo III ritrovato in un parcheggio

Tra i protagonisti della casata York nei libri di Philippa Gregory c’è Riccardo III, l’ultimo re York, ucciso nella battaglia di Bosworth da Enrico VII. Nel 2012 i suoi resti furono ritrovati in un parcheggio a Leicester, località dove ai tempi della battaglia (1485) il re era stato sommariamente sepolto. Anni dopo la sua salma è stata deposta in una bara calcarea nelle chiesa di Leicester. Riccardo III è una figura oscura, è sempre stato accusato di aver ucciso i suoi nipoti e di aver così usurpato il trono, ma gli storici sono discordi. È lui il protagonista del “Riccardo III” di William Shakespeare.

Anna di Kleve troppo brutta per il re

Anna di Kleve fu una delle mogli di Enrico VIII. Quest’ultimo era ossessionato dall’idea di avere un figlio maschio che gli succedesse e benché avesse già avuto il figlio Edoardo da Jane Seymour, morta poco dopo, per essere certo che la dinastia continuasse aveva bisogno di altri eredi maschi. Così, cercò un’altra moglie, nel ducato di Kleve, in Germania e la trovò in Anna. Gli fu mandata una miniatura dipinta della donna, che il re gradì, ma quando vide la donna la trovò talmente orripilante-secondo i suoi canoni-che di lì a poco divorziò. Lei divenne “sorella del re” e visse per tutta la vita tra gli agi in Inghilterra, paradossalmente forse fu la più fortunata tra le mogli di Enrico VIII.

Hans Holbein

Hans Holbein il Giovane per distinguerlo dal padre Hans Holbein il Vecchio, fu un pittore tedesco molto apprezzato alla corte di Enrico VIII. Il ritratto più famoso che abbiamo del re, quello in cui il sovrano è abbigliato con una veste dorata, sovrastata da una pelliccia marrone, con una mano alla spada e un’altra che stringe i guanti, quello in cui si nota quanto doveva essere diventato imponente il sovrano (era sempre stato alto per l’epoca, ma poi divenne anche obeso) è opera di Holbein. Tra i suoi quadri anche dipinti di umanisti e intellettuali come Tommaso Moro e Erasmo da Rotterdam.

La cattedrale di Westminster

Nei libri sull’Inghilterra questo luogo è spesso menzionato. Fu non solo un luogo d’incoronazione dei regnanti, ma anche un rifugio. Qui, più volte, infatti, trovò rifugio Elisabetta di York (nata Woodville) regina e moglie di Edoardo IV di York, durante la Guerra delle Due Rose. Essendo una chiesa, era rispettato il diritto d’asilo per chi vi si rifugiava. Anche l’attuale sovrana è stata incoronata a Westminster mentre, come curiosità, oltre a re e regine qui sono sepolte personalità come lo scrittore Charles Dickens e Stephen Hawking, scomparso nel 2018, fisico, matematico, divulgatore.

Qualche libro per approfondire:

  • La guerra delle Due Rose in tre libri
  • Anna di Kleve
  • Elisabetta da A alla Z su Elisabetta II

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William e Kate Una storia d’amore regale di Christopher Andersen

16 Giugno 2020 di Lara Zavatteri Lascia un commento

William e Kate Una storia d’amore regale di Christopher Andersen è un libro del 2011 edito da Sperling&Kupfer nella collana Varia. Si compone di 326 pagine ed è disponibile in versione cartacea o ebook.

William e Kate una storia regale: la recensione

william e kate pdf copertinaQuesto libro parla della coppia costituita dal principe William e da Kate Middleton prima del matrimonio, per capire come si sono conosciuti e i risvolti della loro storia. Con l’introduzione affidata al giornalista Antonio Caprarica, che spiega perché la monarchia inglese è ancora tanto amata dal popolo, mentre in gran parte del mondo prevale la Repubblica, il libro narra la vicenda d’amore tra il figlio di Diana e la borghese Chaterine “Kate”.

William e Kate. Una storia d’amore regale di Christhoper Andersen racconta il loro incontro Kate frequentò la stessa Università di William e come William sia riuscito a proteggere la relazione con la ragazza nonostante i fotografi. Bisogna ricordare che William è sempre stato molto amato dalla gente e dai media, considerato il figlio prediletto e successore della principessa Diana, ma anche che William dopo la morte della madre a Parigi, nel 1997, ha avuto in odio i paparazzi, ritenuti a lungo responsabili dell’incidente.

Proprio per l’assedio che per tutta la vita sua madre Diana sopportò dai fotografi, William fin dall’inizio della sua storia con Kate ha fatto di tutto per tenere segreta la relazione: perché non capitasse a Kate ciò che era successo a Diana. Si tratta di una coppia che oggi conosciamo bene, che ha tre figli, George, che erediterà il trono dopo suo padre, Charlotte, fotocopia della bisnonna Elisabetta e il piccolo Louis, ma che in questo libro si svela agli esordi.
Si racconta il bisogno di privacy, le difficoltà nell’organizzare il matrimonio, avvenuto nel 2011, ma anche come la regina Elisabetta abbia da subito accettato Kate, anche se nelle vene della ragazza non scorre sangue blu.

In questo libro di Christopher Andersen non si trascura la rottura della coppia nel 2007, i motivi che portarono all’allontanamento dei due fidanzati e sul perché, alla fine, sono tornati insieme. Insomma si tratta di un libro per scoprire i segreti di una coppia che in questi anni ha saputo farsi amare dal popolo britannico, cosa che non è accaduta ad Harry, fratello di William, con la moglie Meghan. William stesso è sempre stato molto diverso da Harry e per la gente il vero erede di Diana ed anche come coppia William e Kate sono molto differenti da Harry e Meghan.

Se i secondi ormai sono tollerati, i primi sono amatissimi e pare non sbaglino mai un colpo. Per chi ama la famiglia reale inglese e vuole scoprire com’è nata una delle coppie più belle del Ventunesimo secolo, questo è il libro che fa per voi.

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Che paradiso è senza cioccolato? Di Ernst Knam

14 Giugno 2020 di Lara Zavatteri Lascia un commento

Che paradiso è senza cioccolato? di Ernst Knam è un libro edito da Mondadori nel 2014, nella collana Varia saggistica. Si compone di 188 pagine illustrate ed è disponibile cartaceo oppure ebook.

Che paradiso è senza cioccolato? recensione

che paradiso è senza cioccolato pdf copertinaI dolci devono essere fatti con amore e fanno bene al cuore. Parola di Ernst Knam, il maestro pasticcere noto n Italia per i programma “Il re del cioccolato” (come viene chiamato) e per il suo ruolo di giudice ne “Bake Off Italia”. Nel libro “Che paradiso è senza cioccolato?” si trovano ricette di torte, biscotti, cioccolatini, mousse, che chiunque può imparare a fare, senza essere un pasticcere o uno chef, basta essere appassionati di pasticceria e appunto mettere amore nei dolci che si preparano.

Che paradiso è senza cioccolato? di Ernst Knam inizia spiegando come sciogliere il cioccolato, per passare alle ricette per le quali è indicato il nome del dolce, le dosi a seconda delle porzioni che si desiderano ottenere, gli ingredienti. Segue la spiegazione, passo passo, di come si deve portare a termine con successo la ricetta, risposte a curiosità varie, immagini di come il dolce dovrà essere alla fine, ma anche mentre si procede con i diversi passaggi, in modo da capire subito se si sta facendo bene oppure se è necessario rivedere la preparazione del dolce.

Alla ricetta vera e propria si affiancano di volta in volta consigli utili, ad esempio sul modo migliore per montare il burro, ma anche le varianti introdotte da Knam alle ricette tradizionali.

Che paradiso è senza cioccolato? di Ernst Knam prosegue con la preparazione dei cioccolatini, per i quali è necessaria l’operazione di temperaggio del cioccolato, illustrato nel libro, con ricette per preparare in casa quelli classici o quelli alla nocciola, per fare qualche esempio, anche qui sempre con le varianti di Knam, che non possono mancare per rendere unico un dolce.

Ernst Knam propone moltissime ricette, passando da torte, crostate, vari tipi di mousse, biscotti, fino ad aiutare gli aspiranti pasticceri a preparare-poteva mancare, da buon tedesco qual è Knam? Lo strudel- ma anche diverse tipologie di creme e creme al burro, bignè, svariate e differenti meringhe, muffin, fino alla base di molte torte cioè il Pan di Spagna, paste frolle tra cui quella integrale.

Insomma per chi ama cucinare dolci e ha sempre seguito in tv il maestro Knam, questo è un libro che insegna le basi, i dolci e anche le varianti di Knam sugli stessi, così da sperimentare e sbizzarrirsi in cucina, sempre con il cioccolato come ingrediente principale.

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Anna dai capelli rossi di Lucy Maud Montgomery

12 Giugno 2020 di Lara Zavatteri Lascia un commento

Anna dai capelli rossi di Lucy Maud Montgomery è un libro qui presentato in versione integrale del 2009, pubblicato da BUR, Biblioteca Universale Rizzoli nella collana Ragazzi. Si compone di 398 pagine ed è disponibile in versione cartacea o ebook.

Anna dai capelli rossi: la recensione

anna dai capelli rossi pdf copertinaAnna dai capelli rossi di Lucy Maud Montgomery è un classico della letteratura per ragazzi, trasportato anche in una famosa serie a cartoni animati negli anni Ottanta. La storia racconta la vicenda di Anna Shirley, 11 anni, orfana di entrambi i genitori, che fino a quel momento ha avuto ben poco dalla vita. Cresciuta in un orfanotrofio, non le sembra vero di poterne uscire per conoscere la sua nuova famiglia.

Nella cittadina di Avonlea vivono i fratelli Marilla e Matthew che, soli e senza figli, decidono di adottare un ragazzo che li possa aiutare nel duro lavoro nei campi. Compito di Matthew è andare a prendere il “ragazzo” alla stazione, ma quando arriva si trova di fronte una ragazzina magra e dai capelli rossi, con il viso pieno di lentiggini e una parlantina invidiabile.

Pur capendo che si è trattato di un malinteso, l’uomo porta con sé Anna, alla “Casa dal tetto verde” e il tragitto riempie Anna di stupore e meraviglia per la bellezza della natura. Matthew si è già affezionato alla bambina, ma Marilla, sconcertata per l’errore, decide di rimandare subito indietro la ragazzina, che nel frattempo si dispera per la sua sorte. In “Anna dai capelli rossi” di Lucy Maud Montgomery Marilla alla fine non ha il cuore di rispedire indietro Anna, così la “Casa dal tetto verde” diventerà la nuova casa di Anna.

La ragazzina avrà sempre un rapporto speciale con Matthew, mentre Marilla sarà sempre più severa, anche se vuole bene ad Anna. Nei dintorni di casa abita una ragazzina della stessa età di Anna, Diana, che diventerà la sua migliore amica e che la porterà a conoscere gli altri bambini della scuola di Avonlea. Solo con Gilbert, che la chiama “Pel di carota” per i suoi capelli rossi, Anna non farà amicizia, mentre tra la scuola, la nuova casa e la nuova vita Anna sarà presa da molte avventure e qualche disavventura, come quando si colora per sbaglio i capelli di verde.

Anna dai capelli rossi di Lucy Maud Montgomery come detto è un classico della letteratura per ragazzi e narra di una ragazzina che vede mutare in meglio la propria sorte, grazie ad uno sbaglio fortuito e al buon cuore di Marilla e Matthew. Anna è loquace, battezza laghetti, boschi e ogni cosa della natura con nomi affascinanti, vorrebbe non avere i capelli rossi ma neri come l’amica Diana e saprà regalare molte soddisfazioni a chi l’ha adottata. Un libro da scoprire e riscoprire, non solo dai ragazzi.

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