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impressionismo

L’impressionismo e le ballerine di Degas

1 Aprile 2022 di Lara Zavatteri Lascia un commento

Chi l’avrebbe mai detto che da un termine “dispregiativo” sarebbe nata una delle correnti pittoriche più importanti dell’Ottocento? Fu infatti a causa di un critico d’arte gli Impressionisti furono dileggiati e disprezzati a lungo dalla critica che definì poco più di un’impressione il dipinto “Impressione. Levar del sole” di Claude Monet che nacque il nome che poi identificò questa corrente nata a Parigi negli anni Settanta dell’800 che durò fino all’inizio del Novecento. Ne fecero parte molti artisti, tra cui Manet, Monet, Degas, Renoir, per citarne alcuni.

Dipingevano “en plein air” cioè “all’aria aperta”. Fu questa una vera rivoluzione per gli Impressionisti che, anziché rinchiudersi in uno studio a dipingere, preferivano dipingere all’esterno, appunto “all’aria aperta” così da cogliere tutte le sfumature di colori e luce che il paesaggio, sempre mutevole, sapeva offrire e fissarli sulla tela.

Alcuni soggetti identificano gli Impressionisti. Per dirne una, le celebri ninfee di Monet oppure le ballerine di Degas. Anche se questi pittori non hanno dipinto solo questi temi, vengono immediatamente ricollegati a questi quando si parla di Impressionismo.

Edgar Degas un Impressionista fuori dagli schemi. Degas è sì un Impressionista, ma un po’ fuori dagli schemi. Dipingendo soprattutto ballerine, non dipinge “en plein air” ed inoltre utilizza anche il bianco ed il nero, colori che invece gli Impressionisti cercavano di non usare.

Le ballerine di Degas

Le ballerine di Degas erano per la maggior parte le danzatrici dell’Opèra di Parigi. Il Balletto dell’Opèra di Parigi ha una lunga storia alle spalle, iniziò addirittura nel Seicento con il Re Sole (allora con un altro nome) ed è giunta fino a noi. Degas dipinse il movimento grazie alle prove cui assisteva delle ballerine che si preparavano ad andare in scena. Tra i tanti dipinti (oltre a schizzi) uno viene chiamato “Quattro ballerine in blu” perché raffigura le ballerine con i costumi di scena di colore blu.

Inoltre, particolarmente famosa è la statuetta di cera (poi riprodotta in bronzo in varie sedi in giro per il mondo) che Edgar Degas fece ad una giovane ballerina, Marie Geneviève Van Goethem, il soggetto della scultura “Piccola ballerina di quattordici anni” oggi alla National Gallery of Art a Washington. Marie era una ragazzina che frequentava l’Opèra, che sognava di diventare una ballerina ma che era costretta a prostituirsi visti i pochi guadagni della famiglia. Diventerà la modella preferita di Degas nel 1880, inoltre Marie viene dipinta dal pittore anche nel quadro “La lezione di danza” dipinto tra il 1873 e il 1875, in particolare è la ballerina seduta sul pianoforte con un nastro giallo in vita.

Le ninfee di Claude Monet

Se per Degas i soggetti preferiti erano le ballerine, per Monet furono le ninfee. Le dipinse in mille modi, sempre con sfumature differenti-basta osservarle per notare i molti colori che appaiono su questi fiori-prendendo spunto anche dal giardino giapponese che aveva creato per sé a Giverny.

Cos’hanno in comune Degas e Monet

Oltre ad essere Impressionisti, sebbene in maniera molto diversa, entrambi a poco a poco persero la vista. Degas tentò di continuare a lavorare diventano uno scultore, in modo da utilizzare il tatto e non la vista, Monet si fece aiutare per dipingere le sue ninfee dalla figliastra e nuora Blanche. Entrambi viaggiarono in Italia, in Liguria Monet, a Roma, Napoli e Firenze (oltre ad altre città) Degas. Sono ancora oggi tra gli artisti più apprezzati in tutto il mondo.

Van Gogh fu un Impressionista?

Non nel vero senso del termine, anzi da principio Vincent non li apprezzava. Solo in seguito si avvicinò a questa corrente, anche se con alcune differenze (ad esempio le pennellate sui suoi quadri sono differenti) e non inseguì la mobilità della luce come gli Impressionisti. Si può definire più un Post-Impressionista.

Anche se, come loro, la maggior parte dei suoi dipinti li dipinse all’aperto, come i campi di grano ed i celebri girasoli. Come gli Impressionisti, per tutta la sua vita Van Gogh non vide riconosciuta la genialità della sua arte, fu un incompreso, molto spesso solo nonostante la fitta corrispondenza con il fratello Theo Van Gogh. Solo in seguito alla sua morte i suoi dipinti cominciarono ad essere davvero “visti” ed apprezzati.

Una citazione dalla tv

Nella serie tv trasmessa in Italia con il titolo “Una mamma per amica” Lorelai, una delle protagoniste, per un evento di paese deve vestire i panni de “La ragazza di Renoir”. Per interpretare il quadro bisogna stare immobili e lei, come al solito, non ci riesce.

Libri per approfondire:

Madame Degas

Monet

I colori delle stelle. L’avventura di Van Gogh e Gauguin

E siccome esistevano anche pittrici legate all’Impressionismo, anche se si è sempre parlato poco di loro, per conoscerne la vita e le opere ecco un suggerimento letterario. Si tratta di pittrici legate a questa corrente artistica di cui, come detto, poco si sa e poco si è sempre scritto, motivo in più per leggere il libro:

Impressioniste

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La storia dell’Impressionismo di John Rewald

10 Agosto 2020 di admin Lascia un commento

La storia dell’Impressionismo di John Rewald è un testo edito da Johan & Levi editore nel 2019, nella collana Parole e immagini, si compone di 606 pagine illustrate ed è disponibile in formato cartaceo.

La storia dell’impressionismo: la recensione

la storia dell'impressionismo pdf copertinaImpressionisti vennero chiamati, in senso dispregiativo, quei pittori, da Manet a Signac, che diedero una svolta unica ed irripetibile al modo di dipingere e che, orgogliosamente, accettarono di chiamarsi proprio “Impressionisti”. “La storia dell’Impressionismo” di John Rewald è un libro uscito per la prima volta nel 1946, continuamente aggiornato. Questa, in particolare, è la ripubblicazione dell’edizione del 1973, tenendo conto che lo storico ha aggiornato per tutta la vita i suoi studi sugli Impressionisti.

Il libro La storia dell’Impressionismo racconta l’Esposizione Universale di Parigi del 1855 fino all’ultima mostra degli Impressionisti che si svolse nel 1886, narrando lo stile dei vari pittori, le loro relazioni e amicizie, la loro quotidianità e naturalmente la loro arte.

Gli Impressionisti dipingevano all’aria aperta, cosa inaudita per l’epoca, e il libro racconta le battaglie per emergere, ma anche le critiche che coinvolsero gli Impressionisti, lo stile e le opere di Manet, Monet, Gauguin, Degas, Signac, per citare alcuni tra gli Impressionisti più famosi.

La storia dell’Impressionismo di John Rewald attraverso testi-con molte citazioni basate su documenti-e immagini racconta le origini di una corrente d’arte che rivoluzionò la pittura, passando anche per la mostra del 1874 che vide il debutto degli Impressionisti, dalle tante sconfitte alle poche glorie, infatti gli Impressionisti saranno riscoperti davvero solo dopo la loro morte, riconoscendone finalmente la portata rivoluzionaria. Così si trovano le celebri ballerine di Degas o le donne polinesiane di Gauguin, passando per le ninfee di Monet.

Un libro che tenta di ricostruire non solo le vite e l’arte dei singoli individui ma anche il clima di quegli anni, il cambiamento artistico e sociale di cui gli Impressionisti si fecero portatori. Un’opera completa e un punto cardine per chi desidera sapere tutto sull’Impressionismo, per capire come riuscì ad evolversi, anche in maniera differente a seconda degli artisti, e il perché della fortuna di questa corrente, specialmente nel Novecento e fino ai giorni nostri.

Un libro imperdibile per chi ama l’arte e l’Impressionismo in particolare, prezioso anche grazie al ricco apparato iconografico e fotografico del volume che restituiscono la bellezza delle opere degli artisti e ne fanno comprendere, fin nei dettagli, composizione, attenzione per la luce, per il colore, insomma tutto ciò che fecero gli Impressionisti per rendere unici i loro quadri.

La storia dell’impressionismo libro

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