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Zapata

Un Mondo Migliore è Possibile di Gianni Minà

15 Giugno 2017 di Andrea Camporese Lascia un commento

Un Mondo Migliore è Possibile è una raccolta di interviste fatte dal giornalista e conduttore televisivo Gianni Minà ed edito per Sperling & Kupfer nel 2002.

Un Mondo Migliore: la trama

Nel 2000 il Mondo è stato scosso dal primo Forum Mondiale svoltosi da Puerto Alegre (Brasile), dove i rappresentanti delle società civili dei cinque continenti si sono ritrovati per discutere di come il Mondo potesse essere gestito in maniera migliore: sotto ogni aspetto, dall’acqua all’energia, dal cibo all’agricoltura, fino all’istruzione e all’informazione.

Con Puerto Alegre nacque un movimento, il cosiddetto Movimento No Global, che aveva fra i suoi padri morali e ideologici personaggi del calibro del Subcomandante Marcos, di Noam Chomsky, di Rigoberta Menchù, e che per quasi un decennio provò a costruire un contraltare di potere alle corporazioni, alle multinazionali, alle istituzioni finanziarie, colpevoli, secondo il Movimento, di depredare il Pianeta (l’unico a nostra disposizione!) e di praticare scellerate politiche volte esclusivamente al profitto, senza alcuna considerazione per l’Uomo e l’Ambiente.

Gianni Minà prova a dare voce a questo popolo silenzioso, intervistandone i rappresentanti: da Lula da Silva, rivoluzionario presidente brasiliano (che tuttavia le cronache degli ultimi anni hanno notevolmente ridimensionato), a Mario Soares, ex presidente del Portogallo e fondatore del partito socialista portoghese, da Rigoberta Menchù, attivista per i diritti dei popoli latinoamericani, fino a Noam Chomasky, filosofo, studioso, letterato, una delle voci intellettuali più critiche verso il potere delle oligarchie globali.

In quegli anni si aspirava a una controrivoluzione pacifica; una generazione intera sognava Che Guevara e la rivincita dei poveri contro i Potenti della Terra (l’80% delle ricchezze in mano al 20% della popolazione, era uno degli slogan più in voga). Fra Puerto Alegre e questo libro ci fu l’11 Settembre 2001, che scosse il Mondo e provocò una notevole frattura all’interno del Movimento stesso, rispetto a come ci si sarebbe dovuti comportare verso tanta follia.

Gli anni sono passati e oggi è interessante rileggere quelle pagine, piene di idealismo e di voglia di cambiamento, soprattutto per cercare di capire cosa non sia scattato, e perché il cambiamento, alla fine, non ci sia stato.

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Archiviato in:Politica, Società Contrassegnato con: Globalizzazione, Menchù, Minà, Puerto Alegre, Zapata

La Polvere del Messico di Pino Cacucci

24 Agosto 2016 di Andrea Camporese Lascia un commento

La Polvere del Messico (ed. Feltrinelli, 1996) è un diario scritto da Pino Cacucci. Anzi no, più che un diario è il motivo: il motivo per cui Pino Cacucci (alla pari di innumerevoli altre persone) si è innamorato del Messico.

La Polvere del Messico: la trama

La Polvere del Messico racconta di un Paese sornione, caldo, assolato e polveroso, che si snoda fra la memoria Azteca e la modernità, fra le gang narcos e la tradizione, e che può passare nel giro di un sospiro dal sembrare addormentato all’infiammarsi e iniziare a sparare. Cacucci racconta degli incontri accaduti in questo suo lungo viaggio, consapevole che la vita di strada e le sue storie sono ben più vere e reali di qualsiasi libro ufficiale, di qualsiasi cronaca, di qualsiasi giornale.

la polvere del messico

Discendenti degli indios che aspettano sotto una tettoia in lamiera, in pieno acquazzone estivo, un autobus che non arriverà mai; allevatori antropologi di galli da combattimenti la cui ispirazione di vita si mescola con la droga; meccanici filosofi che trattano il motore di un furgone come la massima espressione della grandezza dell’Universo, senza riuscire a distoglierne lo sguardo ma anche, apparentemente, senza nemmeno riuscire ad aggiustarlo. Apparentemente, però, e questo Cacucci ce lo spiega fin dall’inizio, e lo ripete per tutto il romanzo in maniera quasi paterna, perché in Messico si impara che la pazienza e la fede sono due doti essenziali per sopravvivere.

Tutto quello che appare indispensabile o imprescindibile in questa nostra frenetica società, in Messico diventa superfluo, esagerato, evitabile. Lo stress sostanzialmente non esiste, perché non trova spazio negli infiniti deserti che si alternano alle foreste. Le megalopoli, Città del Messico in testa, insegnano fin da subito che senza pazienza si muore. E forse anche senza empatia per gli ultimi, per i derelitti, per i perdenti. Il Messico ama queste figure, perché in fin dei conti perfino gli ultimi grandi re Aztechi questo erano: dei perdenti che si sono fidati dei Conquistadores e, una volta sconfittili, non hanno avuto la cattiveria e la perseveranza di annientarli.

La Polvere del Messico è un viaggio che vi conquisterà, con le sue atmosfere da bar sperduto su una strada verso il nulla mentre nella prateria rotola un cespuglio.

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Archiviato in:Tempo Libero, Viaggi Contrassegnato con: Cacucci, Messico, Villa, Zapata

San Isidro Futbòl di Pino Cacucci

20 Agosto 2016 di Andrea Camporese Lascia un commento

San Isidro Futbòl (prima ed. Granata Press 1991, e poi Feltrinelli, 1996) è un breve racconto del vulcanico Pino Cacucci, da cui nel 1995 Alessandro Cappelletti ha tratto il film Viva San Isidro! Interpretato dall’eclettico Diego Abatantuono.

San Isidro Futbòl: la trama

Anche con San Isidro Futbòl, Cacucci ci porta nelle atmosfere di un Messico semplice, rurale, ma frizzante e sempre vivo verso quello che accade. La vicenda muove i suoi passi da un fatto di cronaca realmente accaduto: al confine fra gli stati di Oaxaca, Puebla e Veracruz (siamo quindi nel centro del paese, nel cuore dell’America Centrale, territorio Azteco vicino al confine con il GUatemala), un piccolo aereo precipita spargendo tutto intorno al luogo dell’incidente, fra campi e foreste, innumerevoli sacchi contenenti una strana polvere bianca. I contadini del luogo pensano si tratti di fertilizzante e sono pronti a usarlo come tale se non che agli occhi di un ben più esperto funzionario governativo il contenuto di quei sacchi appare per quello che è: cocaina.

Pino Cacucci

Pino Cacucci tratteggia un affresco del Messico in stile quasi western, dove spica fra tutte le figura di Padre Pedro (cui Abatantuono ha prestato volto e stazza nel film di Cappelletti), prete amante dei cow boys che se ne va in giro a gambe larghe e con stivali da ranchero. Gli manca solo la pistola e poi potrebbe essere uscito da un film di Sergio Leone con Clint Eastwood.

San Isidro Futbòl è solo una delle innumerevoli opere che Cacucci ci regala sul suo Messico, eletto a patria adottiva per un colpo di fulmine e conseguente amore “finchè morte non ci separi”. Non è nemmeno l’unico racconto da cui sia stato tratto un film, dato che Cacucci è autore di quel Puerto Escondido (prima ed. Interno Giallo, 1990, poi Mondadori) da cui Salvatores ha tratto quell’indimenticabile pellicola con Diego Abatantuono (ancora lui!!!) e Claudio Bisio.

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