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fallaci

La Luna di Oriana di Oriana Fallaci

14 Luglio 2019 di Lara Zavatteri Lascia un commento

La Luna di Oriana della giornalista e scrittrice fiorentina Oriana Fallaci, scomparsa nel 2006, è un libro edito nel 2018 dall’editore Rizzoli nella collana Saggi. Si compone di 330 pagine, disponibile in versione cartacea o ebook.

Chi ha letto il libro “Se il Sole muore” che Oriana Fallaci scrisse per raccontare la vita degli astronauti che per primi sbarcarono sulla Luna, ritroverà in La Luna di Oriana, libro pubblicato postumo, fatti e personaggi di quel primo volume.

La Luna di Oriana: la recensione

la luna di oriana pdf copertinaIn La Luna di Oriana sono raccolti scritti, interviste, testi inediti dedicati in primis a quello che, nel luglio del 1969, fu un evento storico: lo sbarco del primo uomo sulla superficie lunare. Oriana, che da anni frequenta gli astronauti che si preparano per quel volo e quelli che seguiranno, racconta l’emozione, l’incredulità, la paura di quel giorno, quando Neil Armstrong divenne il primo uomo a posare i piedi sulla Luna.

Un evento che segnò un’epoca e che fu narrato minuto per minuto dalla Fallaci da Cape Kennedy, ma il libro racconta molto di più.

Attraverso questa inedita raccolta di scritti ne La Luna di Oriana il lettore può comprendere meglio chi erano gli astronauti addestrati per anni a raggiungere la Luna, la loro emozione nel camminare sulla sua superficie, la delusione di chi-era sempre uno dei tre-doveva invece solo orbitare, cioè attendere gli altri due e non sbarcare sulla Luna.

Tra i tanti amici astronauti c’è Charles Conrad, chiamato familiarmente “Pete”, il terzo uomo a mettere piede sulla Luna. Ad Oriana, in cambio di una battuta da dire prima di saltare dalla scaletta sulla Luna, promise un sacchettino di polvere di Luna. Al suo ritorno, detta l’ironica battuta, fece toccare alla scrittrice gli attrezzi utilizzati sulla Luna, ancora ricoperti di polvere luminescente, per poi chiederle di lavarsi le mani. Un gesto inutile e cattivo-non le portò mai un sacchettino di polvere di Luna-che Oriana Fallaci racconta anche ne “Se il Sole muore” e accenna in “Lettera a un bambino mai nato”.

Quella fu la fine di un’amicizia, ma molti furono gli astronauti con cui Oriana rimase in buoni rapporti, mentre nei suoi articoli raccontava le loro vite, la loro dura preparazione prima di far parte finalmente di una missione, ma anche i rischi, come quelli dell’Apollo 13 i cui membri si salvarono solo miracolosamente.

In La Luna di Oriana, Oriana Fallaci racconta anche il punto di vista degli scienziati, degli ingegneri, di chi già allora, alla fine degli anni Sessanta, guardava oltre la Luna: ad esempio su Marte, per scoprire se esistesse l’acqua e se fosse possibile una qualche forma di vita, o esplorando tutti i pianeti in quello che allora veniva chiamato il “Grand Tour” per sapere, per esempio, di cosa erano fatti gli anelli di Saturno.

In La Luna di Oriana da un lato traspare il lato umano, la familiarità con gli astronauti-alcuni furono anche nella sua villa in Toscana, ospiti dei genitori Edoardo e Tosca Fallaci, dall’altro i progetti per il futuro, un futuro che per chi legge è già passato, si parla infatti degli anni Settanta-Novanta, ed è strano capire come molte idee siano poi state abbandonate, come quella dei viaggi turistici su Marte.

Oriana Fallaci seguì le missioni spaziali fin dal 1964, regalando attraverso libri ed articoli, da ultimo con La Luna di Oriana ritratti di astronauti noti come Aldrin ad altri che lo furono meno ma non per questo contarono meno per la riuscita delle diverse missioni.

Il libro La Luna di Oriana è corredato anche da alcune immagini degli astronauti, dei soggiorni in Toscana, della scherzosa tessera dell’associazione internazionale delle tartarughe, di cui faceva parte la scrittrice con molti astronauti suoi amici, un’associazione inesistente, nata per scherzo, ma che testimonia il grado di familiarità della Fallaci con gli astronauti.

La Luna di Oriana è da leggere e conservare, per questo 2019 che segna il cinquantesimo anniversario dello sbarco del primo uomo sulla Luna.

La Luna di Oriana riprende il filo de “Se il Sole muore”, da non perdere per tutti coloro che hanno amato quel libro e i protagonisti che fecero la storia, mettendo piede sulla superficie della Luna.

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La paura è un peccato di Oriana Fallaci

25 Dicembre 2016 di Lara Zavatteri Lascia un commento

120 lettere scritte dalla giornalista e scrittrice fiorentina Oriana Fallaci, riunite nel libro La paura è un peccato. Lettere da una vita straordinaria con prefazione del nipote Edoardo Perazzi, è un libro che racconta Oriana Fallaci attraverso scritti inediti. La paura è un peccato era una frase che la Fallaci aveva scritto su una cartellina e che dà il titolo al volume.

La paura è un pecca: la trama

Scrivere lettere, come si legge nel libro, era una cosa che Oriana odiava, perché toglieva tempo alla scrittura dei suoi libri. Eppure, nella sua vita ne scrisse molte ed alcune si trovano per l’appunto in questo libro.

la paura è un peccato retro libro

In alcune, la Fallaci scrive alla madre, per rassicurarla sulla sua salute quando si trovava in viaggi pericolosi come reporter di guerra, in altre spiega il significato di alcuni suoi libri, come uno dei più conosciuti ovvero “Lettera a un bambino mai nato”, in altre richiede interviste, quando ancora era impegnata nel suo ruolo di intervistatrice ai grandi della Terra.

Tra le lettere se ne trovano anche ad Alekos Panagulis, eroe della Resistenza greca che fu il grande amore della Fallaci prima che nel 1976, morisse ad Atene, non si sa se per un incidente o assassinato. Tra l’altro, curiosamente, si scopre che “Un uomo” scritto da Oriana sulla vita di Panagulis, inizialmente doveva essere un libro scritto proprio da Alekos, per raccontare la sua vicenda. La Fallaci infatti lo sprona a scrivere, anche se per lui, abituato a scrivere poesie, misurarsi con la prosa non è cosa facile e gli fornisce consigli sulla scaletta da seguire. Panagulis non riuscirà a finire il libro e sarà la Fallaci a scrivere la sua storia, appunto ne “Un uomo”.

Tra gli altri destinatari delle lettere anche l’amico Pier Paolo Pasolini, Ingrid Bergman e le figlie Isabella e Isotta Rossellini, Kissinger, Nenni, per citarne qualcuno, il nipote Edoardo (consigliandogli dei nomi sul futuro pronipote), un amico astronauta che conobbe durante i reportage sugli uomini che in America si preparavano per andare sulla Luna.

Sono lettere molto diverse, cortesi quando si tratta di rispondere o di richiedere un’intervista, furiose quando la Fallaci si deve difendere da questa o quell’accusa o deve difendere il suo lavoro, amichevoli e piene di affetto quando scrive agli amici in tutto il Mondo. Ne traspare poi anche l’ammirazione per Ratzinger e la difficile battaglia con “l’Alieno” ovvero il cancro che la porterà alla morte nel 2006. Sono lettere che ricordano la Resistenza, di cui fece parte, la storia del padre, il difficile percorso per finire “in tempo” (il cancro era ormai all’ultimo stadio) quello che la Fallaci sapeva essere il suo ultimo libro ovvero “Un cappello pieno di ciliegie” che uscirà postumo, interrotto per scrivere i libri sui fatti dell’11 settembre 2001.

Si comprende da queste lettere anche il lavoro di perfezione svolto dalla scrittrice sui suoi scritti, il sacrificio che s’imponeva per portarli a termine (dedicandosi alla scrittura e unicamente a questa per mesi o anni) e la volontà di non cedere mai né di fronte al potere, ne per le minacce, ne alla malattia. Un libro che racconta Oriana grazie alle sue stesse parole, restituendoci un quadro di una donna che ebbe e si creò una vita straordinaria.

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Oriana Fallaci in New York

1 Luglio 2015 di Lara Zavatteri Lascia un commento

Oriana Fallaci in New York, una storia d’orgoglio è un ritratto inedito della giornalista e scrittrice italiana fornito dall’autore, Gianni Minischetti, fotografo e giornalista, che incontrò per la prima volta la Fallaci durante la Guerra del Golfo e le restò sempre amico.

Il testo, disponibile in ebook o in formato libro cartaceo, vuole tracciare un profilo inedito della giornalista e scrittrice toscana, giramondo che fu in prima linea in molti degli eventi che hanno caratterizzato il Ventesimo secolo, oltre all’evento tragico che inaugurò il Ventunesimo, ovvero il crollo delle Torri Gemelle a New York.

Questa città divenne il rifugio di Oriana Fallaci, che dopo aver scritto di guerre-in particolare quella del Vietnam-, dello sbarco dell’uomo sulla Luna, aver intervistato le più grandi personalità del Novecento, ad un certo punto decide di dedicarsi alla letteratura, di defilarsi dalle scene e scrivere un libro che sarà pubblicato postumo, ovvero “Un cappello pieno di ciliege”.

Oriana è a New York nel settembre del 2001 e vive in prima persona il dramma del crollo delle Torri. Inizia a scrivere di getto e da quei primi articoli, peraltro lunghissimi, nasceranno libri come “La rabbia e l’orgoglio” e “La forza della ragione”. New York è stata ferita e lei scrive, abbandonando il libro sulla sua famiglia cui aveva dedicato anni di ricerche e di studi, anche se, come detto, il libro sarà pubblicato dopo la sua morte.

In questo libro si trovano immagini di un’Oriana che con New York ha un rapporto unico, all’inizio fatto di incredulità e quasi odio per molte delle sue caratteristiche, in seguito una città che sarà per lei un porto sicuro negli ultimi anni della sua vita.

Un libro che regala immagini inedite della scrittrice, scattate nella sua casa e in giro per la città, quando ancora le Torri esistevano. Oriana che sembra più ironica, più divertente, forse anche più rilassata del solito, in una casa che forse ha amato quasi quanto quella in Toscana, dove tornava di frequente. Forse, perché il rapporto con la sua Toscana è sempre stato strettissimo e, come confessava lei in un libro, ci tornava più spesso di quanto la gente credesse.

Un libro che parla di Oriana e di Oriana con New York, soprattutto un modo per scoprire sfaccettature diverse del carattere della Fallaci in questo che fu l’ultimo servizio fotografico che accettò di fare, prima di non regalare più nessuna immagini di se stessa. Da non perdere.
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Oriana Fallaci: Moriro in piedi

11 Aprile 2015 di Lara Zavatteri Lascia un commento

Moriro in piedi un libro per conoscere Oriana Fallaci, anche certi aspetti della scrittrice e giornalista che raramente lasciava intravedere. Una sorta di testamento, non scritto da lei ma da un amico, lo scrittore Riccardo Nencini, che qui la racconta, anche se in realtà è ancora Oriana a raccontare, a parlare di sé stessa.

Da amico, l’autore va a trovarla un’ultima volta, prima che il cancro con cui la scrittrice toscana ha combattuto coraggiosamente per decenni-ripresentatosi poi nel periodo in cui scrisse La rabbia e l’orgoglio- la distrugga, quel cancro che per tutta la sua vita la Fallaci ha chiamato “L’Alieno”, perché consapevole che dire cancro alla gente fa paura, la allontana, così lei lo chiamava l’Alieno. Prima che l’Alieno la portasse via, Oriana ha fatto in tempo a parlare con l’amico della sua vita, sia quella privata sia quella pubblica di giornalista e scrittrice.

Dalla sua infanzia vissuta come piccola staffetta partigiana a Firenze fino alla decisione di dedicarsi alla scrittura, Oriana fu una donna fuori dal comune in un’epoca in cui il femminismo era ancora di là da venire. Fu una donna capace di sostenere le sue scelte, come quella di scrivere. In pratica non esistevano giornaliste, all’epoca della Fallaci, ma solo colleghi uomini. Quando poi decise di fare l’inviata di guerra, fu la prima anche in quello. Ma è forse nella scrittura dei libri che si ritrova la parte più vera dell’autrice, in quei libri in cui mette sempre un po’ di se stessa, ritrovandosi, come scrisse lei in un libro “più a suo agio nella solitudine della letteratura” piuttosto che nel giornalismo.

Con Nencini Oriana, pur sfinita dalla malattia, resta sempre la stessa, schietta, onesta, brusca a volte, su tutti i temi di cui ha parlato nel corso della sua vita e su momenti che l’hanno vista protagonista nei tanti teatri di guerra.

Un libro appunto per conoscere più da vicino Oriana Fallaci, a volte anche del tutto inedita, differente da come siamo abituati a ricordarla ma combattiva fino all’ultimo. Moriro in piedi è un riferimento ad una frase scritta in un altro libro della scrittrice, in cui per l’appunto lei stessa descrive, secondo lei, come morirà, in piedi come la scrittrice di Cime Tempestose, Emily Brontë.

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