Shantaram

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Articolo aggiornato giorno 5 Marzo 2016

Nel 1980, Gregory David Roberts, condannato per rapina a 19 anni di reclusione nel carcere di Pentridge, Australia,  evade. Dopo la separazione dalla moglie e la perdita della sua bambina, la sua vita di giovane studioso e amante di filosofia, lascia il posto a un abisso di droga e ribellione, che lo conducono ad atti criminali.

Dopo la fuga dal carcere di massima sicurezza, il protagonista si dirige in India, trascorrendo qui i successivi dieci anni, prima di essere trovato dal proprio governo, catturato ed estradato. Con un passaporto falso, recante il nome di Mr. Lindsay, l’alter ego di Roberts arriva a Bombay dove i suoi occhi dovranno presto abituarsi alle distese di slum: quartieri di rifugi miseri, tenuti insieme da fango, plastica e stracci. Il suo olfatto dovrà fare, invece, l’abitudine a quell’odore acre, speziato, di mare e di metallo, di smog e di sudiciume.

Impossibile iniziare l’esperienza senza una degna guida, che Roberts trova in Prabaker, un ometto piccolo e rotondo, autista di taxi nella caotica Bombay e padrone della misera stanza che Mr. Lindsay abiterà in seguito nello slum. Roberts, chiamato Lin dagli indiani, si conquisterà il rispetto dei suoi vicini aprendo una sorta di ambulatorio medico nel proprio slum, imparando a parlare sia l’hindi che il dialetto del Maharashtra, la regione che ospita Bombay. Nei primi mesi di permanenza a Bombay, Lin farà esperienza dei mali più comuni che affliggono i paesi del Terzo Mondo: colera, lebbra, topi grandi quanto gatti, che « non danno fastidio perché tengono pulito». La vita sembra svolgersi serena e, per un criminale fuggitivo, ogni strada fuori dalla prigione sembra degna di essere battuta. Il destino di Lin, incrocia però, quello di un potente capo di una cosca mafiosa che, notando le capacità di apprendimento e combattimento del fuggiasco australiano, lo arruola nella propria banda. Sono gli anni del successo personale e dell’incontro con la donna che ha ispirato i pensieri più romantici del romanzo,  una misteriosa bellezza svizzera. Il carattere tendenzialmente pacifico di Lin, gli fa guadagnare il nome di Shantaram, “uomo di pace di Dio”, una definizione che sembra cozzare con il seguito dell’avventura di Roberts. L’arresto senza nessuna spiegazione e le torture subite nel noto carcere di Arthur Road, cambiano completamente lo spirito e il corpo di Roberts.

Il voluminoso romanzo (conta 1174 pagine!) non vuole essere un libro di memorie dell’autore ma una storia avvincente con una grande dose di realtà alla base. Con quest’opera, Gregory David Roberts è passato dall’essere il criminale più ricercato d’Australia ad un autore di best-seller, di fama internazionale. Ciò che colpisce del romanzo non è solo l’avvincente serie di avventure di cui Roberts è protagonista: buona parte dell’attrazione per il testo è suscitata dallo stile coinvolgente, che porta il lettore ad immedesimarsi nella turbolenta esperienza del protagonista. Stimola il lettore a porsi alcuni interrogativi: quanto può subire e soffrire un uomo? Quanto può mettere in gioco se stesso? Quanto può guadagnare la sua vita, se non ha più niente da perdere?

Inoltre, ultimo appunto, ma non meno importante, il romanzo offre una descrizione dettagliata e completa dei paesaggi, usi e costumi indiani, soffermandosi su dettagli che generalmente le guide tendono ad ignorare e a nascondere di proposito. La sua percezione dell’India deriva dall’aver vissuto come un indiano e non come un turista, prendendo parte alla quotidianità e non solo assistendovi.

Da qualche anno si diffonde il rumor di una trasposizione cinematografica del romanzo, candidando all’interpretazione del protagonista, l’attore Johnny Depp, a mio avviso una scelta piuttosto azzeccata.
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Margherita Sarno
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