Don Chisciotte della Mancia di Miguel De Cervantes

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Articolo aggiornato giorno 16 Ottobre 2020

Don Chisciotte della Mancia è sicuramente il romanzo di maggior successo dello scrittore spagnolo Miguel De Cervantes e rappresenta una svolta di fondamentale importanza nel panorama letterario europeo.

Don Chisciotte della Mancia: la recensione

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Nelle pagine che narrano di questa fantastica avventura, frutto della straordinaria immaginazione di Cervantes, si mescolano alla perfezione due generi letterari che avevano caratterizzato la composizione letteraria del periodo precedente: il genere del romanzo epico-cavalleresco infatti diventa complementare alla fiaba, ai racconti di fantasia, e il lettore che si trova davanti a questo tipo di scrittura, apprende le vicende dei protagonisti che fanno parte di quella storia e si ritrova coinvolto emotivamente nelle loro avventure.

La stesura del romanzo  fu ultimata nel 1605 e risente notevolmente del contesto storico nel quale l’autore spagnolo si trova ad operare. Nonostante nella sua opera siano rappresentate tutte le classi sociali che caratterizzano la società di quel periodo, Miguel De Cervantes pone maggiore attenzione su due ceti sociali in particolare: se da un lato infatti esalta la borghesia come classe sociale che sta crescendo sempre più soprattutto dal punto di vista economico, dall’altro descrive il ceto nobiliare come incapace di adeguarsi ai cambiamenti che stanno avvenendo in Spagna e condanna questo periodo storico definendolo come caratterizzato da una materialismo forsennato e da una conseguente perdita degli ideali.

Il protagonista del romanzo di Cervantes sembra invece incarnare tutte quelle virtù che avevano fatto grande il nome dei cavalieri, delle cui gesta erano state scritte tante pagine; Don Chisciotte legge dei grandi eroi dell’epica cavalleresca e si innamora di quelle avventure, tanto da convincersi di essere anche lui uno di loro, con il sommo dovere di portare alto il nome dei cavalieri. Da questo momento prende il via una delle più emozionanti avventure che siano mai state narrate dalla letteratura. Fantasia e insegnamenti morali si mescolano in quel desiderio di conoscenza che si manifesta in quella “sana follia” che caratterizza il primo romanzo moderno.

Alonso Quijano è un uomo di cinquant’anni che nutre una passione smisurata per i romanzi di genere epico-cavalleresco. La lettura di questi romanzi lo porta ed essere talmente forviato da ciò che è narrato in quelle pagine, da perdere totalmente il senno e allora si convince di vivere in un mondo immaginario, nel quale assume il nome di Don Chisciotte, e in cui affronta ogni giorno della sua esistenza come un cavaliere errante che deve incarnare tutti quei valori che fanno grande un cavaliere. Tuttavia Don Chisciotte si rende conto che, come i protagonisti delle cui straordinarie gesta ha letto in quei libri che così tanto lo hanno condizionato, anche lui deve andare in giro per il mondo ad affrontare avventure che possano metterlo alla prova e che possano fare di lui uno di quei grandi cavalieri il cui nome sarà ricordato dalle generazioni future. Ma ogni cavaliere che si rispetti ha bisogno di un fedele scudiero che lo accompagni nei suoi viaggi e che gli sia di aiuto per superare le difficoltà che si troverà ad affrontare. Ecco che fa la sua comparsa nella storia Sancio Panza, che si decide a partecipare all’impresa folle propostagli da Don Chisciotte, solo perché quest’ultimo gli ha promesso una lauta ricompensa alla fine dell’impresa. Da questo momento inizia un susseguirsi di avventure dai risvolti decisamente comici che nascondono tuttavia un importante significato morale.

Anche il carattere di ciascuno dei due personaggi principali è utile per andare oltre le righe e cogliere a pieno la vera essenza di quest’opera. Se da un lato infatti Don Chisciotte rappresenta l’ingenua follia che comporta una devozione a quegli ideali che la società contemporanea ha ormai perduto, dall’altro Sancio Panza rappresenta la razionalità cinica di chi non vuole abbandonarsi alla parte più pura che si trova in ognuno di noi, quel bambino che vive in un mondo di favole in cui non esiste la crudeltà umana, ma solo il bene che accomuna tutti indipendentemente dalla classe sociale alla quale si appartiene.

Consiglio vivamente di leggere “Don Chisciotte della Mancia” di Miguel de Cervantes, per riscoprire quella “sana follia” dalla quale la vita di tutti giorni dovrebbe essere maggiormente influenzata.

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Giovanni Lupo
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