Gabriel Garcìa Màrquez

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Articolo aggiornato giorno 15 Gennaio 2016

Gabriel Josè de la concordia Garcìa Màrquez, soprannome Gabo primo genito di sedici figli è nato nel 1927, in un piccolo paese della Columbia settentrionale, da padre telegrafista e da madre chiarovegente, cresciuto con i nonni, lui colonnello liberale e lei grande esperta di fiabe e leggende locali.

Gabo è stato sia un giornalista, che un saggista Colombiano, ma soprattutto era uno dei quattro scrittori coinvolti nel boom letterario verificatosi durante gli anni 60′ e 70′.

Dopo la morte del nonno, Gabo si trasferisce a Barranquilla per gli studi, dove si diploma alla fine, e successivamente frequenta l’università, che abbandona però quasi subito, visto lo scarso interesse verso le materie di giurisprudenza e scienze politiche.

Nel 1948 si trasferisce a Cartagena per lavorare come redattore e poi successivamente come reporter de “El Universal“, ma precisamente un anno dopo ritorna nella sua cittadina Barraquilla per il lavoro di opinionista e reporter a “El Heraldo“, ma ben 5 anni dopo su invito di Alvaro Mutis, Garcìa Marquez torna a Bogotà, per lavorare a “El Espectador” come reporter e critico cinematografico.

Un anno dopo segue dei corsi a Roma, di regia presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, e dopo un breve soggiorno a Londra torna in Sud America, per poi stabilirsi in Venezuela, e sposare mercedes Barcha.

Proprio in quell’ anno 1955 avvenne il suo esordio letterario con il primo suo romanzo Foglie morte, romanzo che viene raccontato, secondo tre diversi punti di vista e cioè quello di Isabel, quello di suo figlio di soli nove anni e suo padre, un ex colonnello dell’esercito durante la guerra dei mille giorni. La storia si svolge tutta in un giorno, il 12 settembre del 1928, dopo il ritrovamento del corpo del medico, suicidatosi all’interno della propria stanza, ove oramai da anni, viveva recluso, del quale a tutti è sconosciuto l’identità, tale romanzo si concludo con il punto di vista del bambino che dopo anni e anni vede entrare della luce, all’interno della stanza dove si era suicidato il dottore, sigillata ormai da anni.

Succesivamente nel 1958 Garcìa Marquez visita Cuba dopo la salita al potere da prte di Fidel Castro, dove fa la personale conoscenza di Che Guevara, ed inoltre lavora prima a Bogotà e poi a New York per l’importante agenzia Prensa Latina, appartenente allo stesso Fidel Castro di cui lo stesso Gabo ne diventa buonissimo amico, amicizia che gli costò diverse critiche, ma non gli impedì ugualmente di conquistare un’importante stima da parte degli  Stati Uniti, come lo stesso Clinton, il quale dopo aver dichiarato che Garcìa Marquez rappresentava il suo scrittore preferito, arriva addirittura a revocargli il divieto al visto per l’ingresso, posto per via delle sue frequentazioni a Cuba con Fidel castro.

Nello stesso 1958 scrive il suo secondo romanzo Nessuno scrive al colonnello, storia ambientata in una città della Colombia, il portagonista di questo racconto è un anziano ex colonnello, dell’esercito liberale, sconfitto durante la guerra dei mille giorni, che vive insieme alla moglie, in condizioni del tutto non profigue.

Nel 1961 come cronista sempre del Prensa Latina si trasferisce definitivamente a New York, ma dopo essersi sentito messo sotto sorveglianza da parte della CIA, e minacciato da parte di emigranti cubani anti Castro, e dopo aver perso la residenza stabile negli Stati Uniti come cronista, decide di trasferirsi in Messico.

Dopo questo trasferimento Garcìa Marquez decide di decicarsi definitivamente alla scrittura, infatti nel 1966 scrive la sua terza opera La mala ora, uscità però solo 1970, dove si racconta la storia di Cèsar Montero che un giorno mentre si appresta ad uscire da casa, trova sulla porta una satira affissa, e così decide di recarsi a casa di un musicista Pastor e lo uccide, viene arrestato dal sindaco e affida l’indagine al giudice Arcadio, il quale decide di scorire ad opera di chi sono state pubblicate queste pasquinate che già hanno causato la morte di un uomo, il giudice Arcadio, successivamente stanco delle continue insitenze ordina un coprifuoco, incaricando gli uomini messi a disposizione insieme ad altri cittadini, armati anche loro, a pattugliare le strade della città durante la notte, ma una di quelle notti si odono inpiena notte, varie sparatorie e al mattino seguente padre Angel viene a consocenza del fatto che dopo una retata da parte della polizia, la prigione si è riempita ma che comunque allo stesso tempo alcuni uomini scappavano verso la selva, per poter alimentare in seguito una ribellione contro la dittatura, tra questi uomini c’era presente anche il giudice Arcadio.

Nel 1967 pubblica quella che poi si rivela la sua opera più nota, romanzo che gli farà conquistare una fama a livello internazionale, la fama di realista romanziere (magico-realista), e che successivamente nei periodi successivi, riuscì ad influenzare, altri scrittori, come Paulo Coelho e Isabel Allende; quest’opera è Cent’anni di solitudine, che racconta diverse leggende e miti, attraverso, il racconto delle vicende delle varie generazioni della famiglia Buendìa. Complessivamente è un romanzo pieno di riferimenti e richiami agli avvenimenti storici e alla cultura del popolo Sudamericano, considerato così la massima espressione del cosidetto realismo magico, che proclama Gabriel Garcìa Marquez come un autore di grande importanaza e livello in tutto il mondo.

Successivamente nel 1970 scrive il suo quinto romanzo Racconto di un naufrago, La storia racconta le peripezie di un marinaio della marina, caduto in mare dalla sua nave, e che si trova per ben dieci giorni su una zattera, lottando con tutte le proprie forze contro tutte le avversità che gli si pongono davanti, fino a quando riesce a raggiungere e approdare fortunatamente, oramai quasi allo stremo delle forze, su una spiaggia della Colombia.

Con il susseguirsi degli anni, seguirono parecchi altri romanzi quali, l’autunno del patriarca scritto nel 1975, il quale racconta la storia di un dittatore di uno Stato caraibico, la quale vita si spegne in completa solitudine, all’improvviso lasciando increduli tutti i suoi sudditi, per quella che dichiararano essere la fine di un’epoca; Cronaca di un amorte annunciata nel 1981 il quale narra della drammaticavicenda di Santiago Nasar, accusato di aver sottratto l’onore ad una ragzza Angela Vicario, e per questo fù assassinato da parte dei fratelli della stessa, colui che narra la storia era un’amico di Santiago che riesce a ricostruire tutti gli avvenimenti precedenti all’accaduto e anche di quelli successivi all’omicidio; e L’amore ai tempi del colera nel 1985, romanzo in cui: Florentino ariza, impiegato ma fortemente appassionato della poesia, si innamora di un adolescenta Fermina Daza, ma tale amore non si coronerà, non prima che fossero passati la bellezza di 53 anni, 7 mesi e 11 gioni, durante i quali Fermina farà finta che Florentino neanche esistesse, fino al punto in cui sposerà anche un famoso medico della città, il quale una volta oramai troppo anziano muore, per colpadi una caduta da una scala, quella rappresenterà il momento ideale per Florentino per rivendicare il proprio amore verso la donna.

Nel frattempo nel 1982 venne decorato del Premio Nobel per la letteratura.

Dagli anni 80′ agli anni 90′ passera poco tempo nella sua patria, per via delle varie guerre esistenti nella sua terra tra il governo, narcotrafficanti e ribelli come le FARC, e come nel tarscorso passato Gabriel Garcià Marquez si ritroverà a svolgere la funzione di intermediazione per cercare la pace in Colombia fino agli anni 2000.

Nel frattempo durante l’anno 1986 a Mosca fà la conoscenza di Mikhail Gorbachev allora leader sovietico, partecipando ad avvenimenti politici in Francia e in Venezuela.

Mentre nel 1989 scrive Il generale nel suo labirinto, il quale racconta gli ultimi anni di vita del generale Simòn Bolìvar e tutti i suoi ricordi che lo resero liberatore, rivivendo tutti gli amori, le avventure, le passioni e i rischi di un uomo, non di un generale, che portò la Bolivia, il Perù e il Venezuela, ad essere indipendenti dal dominio in Sudamerica da parte della spagna, ma il libro più che sulle vittorei si intrattiene a raccontare la sconfitte, le guerre civili, gli interessi della politica che riusicrono a tradire tutte le speranze del generale e del popolo stesso, i colpi di Stato, il generale morirà deluso e in solitudine all’interno del labirinto dei suoi ricordi.

In quegli anni, cioè gli anni novanta, prima che lo colpisse una brutta malattia, pur non apprezzando tutte le iniziative, diventa sostenitore del leader venzuelano Hugo Chavez e del socialismo del XXI secolo, a sostegno di Fedel Castro accanto al leader boliviano, che secondo lo stesso Marquez fù molto utile a frenare parecchie iniziative estreme e severe.

Nel 1994 scrive Dell’amore e di altri demoni, ambientato durante il periodo dell’inquisizione spagnola in Colombia, racconta la storia di una giovane marchesa dai capelli rossi, cresciuta nella più completa solitudine, un giorno dopo essere stata morsa da un cane, risveglia l’amore del padre nei suoi confronti, ma la ragzza peggiora, fino al punto che tutti arrivino a pensare  che fosse posseduta dal demonio e allora lo stesso padre la rinchiude in un convento, dove subirà da parte delle altre monache parrecchi soprusi, e solo un giovane prete sarà disposto ad aiutarla, fra i due si farà però strada l’amore.

Inolte Garcià Marquez nei confronti del presidente colombiano Vèlez, ex liberale di sinistra poi passato al centro destra, solleva una critica, soprattutto per via dell’adottata politica di proibizione della droga, che secondo Marquez non faceva altro che rafforzare i cartelli dei trafficanti di droga, mentre avrebbe potuto al contrario trovare altre vie, che potevano condurre alla pace, da parte di quel popolo che appoggiava i cartelli, invitandoli a posare le armi.

Per quanto riguarda i cartelli della droga scrive nel 1996 Notizia di un sequestro, precisamente un libro-intervista ad alcuni ostaggi di un sequestro ad opera di un noto trafficante Pablo Escobar, del quale Marquez prenderà le difese, opponendosi alla sua estradizione, in quanto convinto che Escobar non dovesse essere estradiato in quanto era giusto che egli scontasse i prori crimini in Colombia.

Nel 1999 gli venne diasgnosticato un cancro linfatico, che lo spinse a scrivere le proprie memorie, memorie delle quali nel 2002 uscì la prima parte della autobigrafia intitolata Vivere per raccontarla, e successivamente sconfitto in cancro nel 2005 torna a dedicarsi alla narrativa scrivendo quello che avrebbe rappresentato il suo ultimo romanzo Memoria delle mie putt… tristi,che racconta la storia di un vecchio giornalista e critico musicale, che per i poprio compleaano decide di regalarsi una folle notte in compagnia di un’adolescente vergine, era un uomo che non aveva mai consoicuto l’amore, e lo ritroverà proprio con lei, in fine nel 2010 seguendo sempre la strada autobiografica scrive Non sono venuto a far discorsi, raccolta di discorsi scritti e detti da lui stesso in molte occasioni.

Nel 2012 da parte dell’amico e dal fratello venen dichiarato che Gabriel Garcià Marquez soffrisse di Alzherimer, e che per questo non avrebbe più scritto, eppure lo scrittore un anno ricomparve in alcune occasioni in buona salute, ma l’anno successivo muore ad 87 anni a Citta del Messico in una clinica ricoverato per via di una polmonite e un’infezione alla vie urinarie, il presidente per ricordare lo scrittore stabilì il lutto nazionale per ben tre giorni.

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