Non esistono buone intenzioni di Katarzyna Bonda

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Classe 1977 Katarzyna Bonda è di gran lunga l’astro nascente della letteratura crime polacca, al punto di essere stata ribattezzata la risposta slava a Jo Nesbø.

Nel 2018 firma, Non esistono buone intenzioni, un altro capitolo delle avventure di Zuza (abbreviazione di Sasza Załuska), la profiler di Danzica che, per una serie di oscuri motivi, ha lasciato la Polonia da alcuni anni per concludere la specializzazione e avviare una promettente carriera nel Regno Unito.

Non esistono buone intenzioni: la trama

Richiamata in patria un po’ da motivi familiari un po’ da curiosità professionale (non ultimo il coinvolgimento diretto da parte di un ignoto personaggio che dice di essere chi in realtà non è), Zuza torna con la figlioletta Karolina e con lo spettro dell’alcol a contatto con la sua Danzica, splendida città portuale nel nord della Polonia, e con tutto ciò che aveva voluto lasciarsi alle spalle, non ultimi un paio di ex colleghi fra cui il commissario Duchnowski (Duch), burbero personaggio che Zuza un po’ alla volta riuscirà ad ammorbidire.

Il motivo del ritorno sono ufficialmente le indagini sull’assassinio di un cantante pop (Ago), autore de La Ragazza del Nord (famosissima hit che dopo anni continua a fare proseliti), avvenuto nel club del quale era co-proprietario.

Un caso molto semplice, dato che la sua collaboratrice, seppur ferita, è scampata quasi per miracolo all’assassinio e ne ha identificato la barista del club quale autrice. Fra storie di mafia polacca, antichi segreti, preti che non credono più in Dio e dall’oscuro passato, intrighi che legano a doppio filo la polizia alla criminalità organizzata, Zuza dovrà destreggiarsi in un labirinto nel quale sarà molto difficile non solo orientarsi ma anche mantenere un corretto equilibrio.

Romanzo molto articolato, che lavora su due piani narrativi strettamente connessi ma separati da circa vent’anni, e che richiede una discreta dose di attenzione. Personalmente non lo ho trovato fluido e lineare, e credo che forse Bonda abbia voluto inserirvi dentro troppi elementi di indubbio interesse ma che rendono la trama a mio avviso un po’ pesante.