La Città di Ghiaccio di James Rollins

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Articolo aggiornato giorno 6 Novembre 2017

La Città di Ghiaccio, di James Rollins, accattivante… intrigante. Dai caldi e assolati scavi del Nevada la dottoressa archeologa Ashley Carter viene proiettata (più o meno contro voglia) in mondi sotterranei, nascosti sotto al Monte Erebus, nel bel mezzo del continente Antartico.

Qui, suo malgrado, quella che parte come spedizione scientifica si trasforma in un’avventura ai limiti della sopravvivenza, fra vorticosi torrenti sotterranei, civiltà antiche che hanno seguito linee evolutive completamente sconosciute e, ovviamente, uomini senza scrupoli pronti a sfruttare (o distruggere) tutto ciò. Leggere le pagine de La Città di Ghiaccio trasporta in un romanzo d’avventura coinvolgente, ricco di colpi di scena (a volte invero un po’ scontati), in un misto fra Jules Verne e Indiana Jones. Un libro leggero, non impegnativo, perfetto per chi cerca un po’ di svago dal tran tran quotidiano.

La Città di Ghiaccio un’avventura al centro dell’Antartico

Non credo abbia la pretesa di venir annoverato fra le pietre miliari del genere avventura, ma devo dire che seguire le rocambolesche avventure della Dott.ssa Carter, del figlio adolescente Jason e di Benjamin Brust (ex militare, che tira a campare organizzando avventure estreme per facoltosi clienti) è stato piuttosto coinvolgente: ogni pagina trasporta alla successiva sull’onda della curiosità di sapere come andrà a finire.

Ammetto che alcune trovate di James Rollins siano forse poco originali (il misterioso popolo che vive da millenni sono un vulcano in Antartide…), così come non convince completamente la rappresentazione del Mondo Nascosto né la modalità con cui talvolta i personaggi si muovano in quello che dovrebbe essere un luogo in cui regna un buio pesto (insomma, ci troviamo in un dedalo di grotte a diverse centinaia di metri di profondità).

Ancora, i “mostri” ricordano molto i Velociraptor di Jurassic Park. Insomma, a voler essere pignoli il contesto è semplice e forse “puzza” di già letto (come detto non credo che La Città di Ghiaccio abbia la velleità di entrare nell’olimpo dei romanzi d’avventura), ciononostante lo ho trovato godibilissimo, perfetto per le vacanze o per un qualsiasi altro momento di relax in cui si cerchi semplicemente ciò che un libro di questo genere dovrebbe portare: emozionanti avventure in cui tutti vorremo ritrovarci trasportati, di modo da staccare il cervello dal quotidiano per alcune ore. Perché rinunciare quindi a questa parentesi di svago?

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Andrea Camporese
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