La Polvere del Messico di Pino Cacucci

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La Polvere del Messico (ed. Feltrinelli, 1996) è un diario scritto da Pino Cacucci. Anzi no, più che un diario è il motivo: il motivo per cui Pino Cacucci (alla pari di innumerevoli altre persone) si è innamorato del Messico.

La Polvere del Messico: la trama

La Polvere del Messico racconta di un Paese sornione, caldo, assolato e polveroso, che si snoda fra la memoria Azteca e la modernità, fra le gang narcos e la tradizione, e che può passare nel giro di un sospiro dal sembrare addormentato all’infiammarsi e iniziare a sparare. Cacucci racconta degli incontri accaduti in questo suo lungo viaggio, consapevole che la vita di strada e le sue storie sono ben più vere e reali di qualsiasi libro ufficiale, di qualsiasi cronaca, di qualsiasi giornale.

la polvere del messico


Discendenti degli indios che aspettano sotto una tettoia in lamiera, in pieno acquazzone estivo, un autobus che non arriverà mai; allevatori antropologi di galli da combattimenti la cui ispirazione di vita si mescola con la droga; meccanici filosofi che trattano il motore di un furgone come la massima espressione della grandezza dell’Universo, senza riuscire a distoglierne lo sguardo ma anche, apparentemente, senza nemmeno riuscire ad aggiustarlo. Apparentemente, però, e questo Cacucci ce lo spiega fin dall’inizio, e lo ripete per tutto il romanzo in maniera quasi paterna, perché in Messico si impara che la pazienza e la fede sono due doti essenziali per sopravvivere.

Tutto quello che appare indispensabile o imprescindibile in questa nostra frenetica società, in Messico diventa superfluo, esagerato, evitabile. Lo stress sostanzialmente non esiste, perché non trova spazio negli infiniti deserti che si alternano alle foreste. Le megalopoli, Città del Messico in testa, insegnano fin da subito che senza pazienza si muore. E forse anche senza empatia per gli ultimi, per i derelitti, per i perdenti. Il Messico ama queste figure, perché in fin dei conti perfino gli ultimi grandi re Aztechi questo erano: dei perdenti che si sono fidati dei Conquistadores e, una volta sconfittili, non hanno avuto la cattiveria e la perseveranza di annientarli.

La Polvere del Messico è un viaggio che vi conquisterà, con le sue atmosfere da bar sperduto su una strada verso il nulla mentre nella prateria rotola un cespuglio.

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Andrea Camporese
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