Fine del gioco – Julio Cortàzar

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Articolo aggiornato giorno 8 Marzo 2016

“Chi non legge Cortàzar è spacciato. Non leggerlo è una malattia molto seria e invisibile, che col
tempo può avere conseguenze terribili”. Pablo Neruda

Nato a Bruxelles nel 1914 da genitori argentini e morto a Parigi nel 1984, Julio Cortàzar è considerato uno dei maggiori autori di lingua spagnola del XX secolo.
Grazie al suo innovativo stile narrativo e alla sua grande fantasia ha avuto il merito, nella sua lunga vita, di cambiare per sempre la letteratura americana (e di tutto il mondo), e le sue opere fungono ancora adesso da musa ispiratrice per gli scrittori di oggi.
“Fuori dal gioco” (Einaudi, 2003) è una raccolta composta da 18 racconti pubblicata dallo scrittore negli anni Cinquanta, quand’era ancora privo di notorietà.

Storie brevi, a volte brevissime, dai personaggi intensamente psicologici, in cui i concetti di spazio e di tempo, resi estremamente fluidi e malleabili, vengono sapientemente manipolati dalla penna dello scrittore all’insegna del principio della non linearità. Un principio nuovo, che diede vita ad un nuovo stile narrativo e fu d’esempio per scrittori come Italo Calvino e fu motivo di stima per l’amico Borges.
A partire da una solida base realistica man mano che si narra scaturisce un’inclinazione ad una fantasia quasi morbosa; dagli atteggiamenti più banali della quotidianità sgorgano i significati più subdoli e melliflui dell’esistenza.

Così che dopo un insolito finale, rigettati nella propria realtà, qualunque essa sia ci si ritrova a chiedersi: “e se davvero fosse così?” Anche di fronte alle novelle più irrealistiche e paradossali la stessa domanda riecheggia “e se fosse davvero così?”.

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